Una Diocesi che ospita un evento come il Festival della Comunicazione, non può che essere trasformata dal messaggio del Papa che essa veicola, come anche dalle manifestazioni che sapientemente la animano. Essa arriva in un momento in cui i cuori sembrano induriti dai conflitti bellici, ma anche in un tempo in cui i discepoli del Signore non rinunciano alla loro vocazione di annunciatori della “lieta novella” e di “operatori di pace”. Catania e forse tutta l’Italia vuole “imparare” a parlare col cuore a partire dal modo con cui guarda a se stessa: alla sua crisi economica e politica, alla sua dispersione scolastica, alla lotta alla criminalità, all’accoglienza degli immigrati sulle coste siciliane, alla generosità di tanti uomini e donne che con la loro dedizione fanno sì che questo spazio e questo tempo siano abitati dalla speranza.
La nostra Chiesa sta imparando a parlare col cuore nel cammino sinodale: la lunga preparazione a questo tempo di ascolto, le opportunità che parrocchie, associazioni e movimenti si sono dati nell’aprire “cantieri di Betania”, hanno messo in circolo uno stile che inizia dalle relazioni che devono innervare la vita ecclesiale e quindi divenire missione. La scelta di un cantiere sulla pietà popolare ha fatto sì che non si guardasse al “popolo dei devoti” come ad una massa di persone che non ha diritto di parola, ma come a credenti che vanno ascoltati nella semplicità di una fede che ha i tratti di quella che papa Francesco chiama la “spiritualità popolare”. In tutte queste situazioni non si comunica semplicemente con il sentimento che può occultare la verità delle criticità, ma si riesce a dire la verità con la cordialità di chi parla con carità.
La comunità cristiana impara continuamente a parlare con il cuore dialogando con un territorio che non consente che i cristiani siano distratti e non si sentano interpellati: è il dialogo dell’Ufficio comunicazioni, quello di Radio Dusmet della Caritas diocesana, quello dei religiosi e delle religiose, delle associazioni e i movimenti che “godono la stima” della città, come la comunità degli Atti degli Apostoli, perché sono sempre attenti alle povertà, alle esigenze delle famiglie sempre più precarie economicamente, dei fratelli e sorelle carcerati, dei popoli che, attraverso l’opera del COPE, non si sentono soli.
La comunità impara a parlare con il cuore al mondo dei mass media, così presente e qualificato nella nostra Arcidiocesi, con il quale si è costruito una cantiere dei giornalisti, perché questi credenti che vivono la vocazione di operatori dell’informazione, si sentano parte integrante della Chiesa. Impara a parlare nel dialogo con il mondo dell’Università, in ascesa dopo un tempo di crisi, proteso a far crescere gli studenti del Mediterraneo, che qui trovano opportunità di futuro accanto ai giovani italiani.
Un festival per imparare, in una “lezione” nella quale i volti e i cuori si incontrano. Catania vi aspetta!
+ Luigi Renna
Arcivescovo metropolita di Catania